Fiorella Fiore
Leggi i suoi articoliEdificato sull’altopiano basaltico della Giara di Serri, il villaggio santuario di Santa Vittoria si estende per 4 ettari all’interno di un parco di 22 ettari.
L’importante sito nuragico fu frequentato almeno dal 1600 a.C., nella prima Età del Ferro (800 a.C.), fino all’era romana, mantenendo anche in età cristiana un valore cultuale, come dimostra la presenza della chiesa bizantina intitolata a Santa Vittoria (o a Santa Maria della Vittoria), dal quale il sito prende il nome.
Nominato per la prima volta da Alberto La Marmora nell’«Itinerario dell’Isola di Sardegna» del 1868, il sito è stato oggetto di un’importante campagna di scavo dal 1907 al 1929, condotta dall’archeologo Antonio Taramelli, al quale si deve una prima identificazione degli edifici, in realtà poi modificata dalle ricerche successive.
L’estensione dell’area archeologica e la ricchezza dei reperti ritrovati (ex-voto, armi votive bronzee, resti ceramici) hanno portato studiosi come Giovanni Lilliu a definire Serri come villaggio santuario federale, ovvero un punto di riferimento di altri villaggi nuragici.
Dal 2018 la Soprintendenza ha iniziato una serie di campagne di scavo (ancora in corso) che si sono concentrate principalmente sul cosiddetto «recinto delle feste», interpretato tradizionalmente come luogo in cui si riunivano i pellegrini, e nell’area del tempio circolare, che si sta rivelando una struttura costruita con una particolare bicromia (nero e bianco) ottenuta con la sovrapposizione di blocchi in basalto e in calcare.
Il fine della ricerca è di poter fornire nuovi dati per costruire ipotesi interpretative in grado di migliorare la leggibilità e la fruibilità del sito.
Siti archeologici del Sud della Sardegna
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